Bentrovati cari Incufans! Mentre aspettiamo l'uscita del nuovo album, sempre più vicina, pubblichiamo la traduzione dell'intervista che i nostri hanno concesso a Billboard, dove hanno parlato del ventennale di S.C.I.E.N.C.E., del nuovo album e di molto altro! Buona lettura!!
I cinque componenti della band sono riuniti nella loro sala prove, una stanza abbastanza squallida e senza finestre situata in una zona industriale della San Fernando Valley, in California. “Qui puoi fare tutto il casino che vuoi e nessuno si lamenterà”, spiega Mike. Al momento stanno provando le nuove canzoni del loro ultimo album, 8, che verrà pubblicato il 21 aprile. “All’inizio sembra tutto un gran casino”, dice ancora, “ma pian piano tutto comincia a funzionare insieme”.
Ultimamente le cose stanno girando molto bene per i cinque di Calabasas. Il loro ultimo album, che arriva a distanza di sei anni da "If Not Now, When?", pesca in tutte le tipologie di rock, aggiungendo qua e là qualche tocco di jazz e di musica etnica. Questo lavoro, già di per sé abbastanza eclettico, è stato poi remixato in corso d’opera dal famoso DJ e produttore Skrillex, che ha provveduto a dare un’impronta moderna alla band, che quest’anno festeggerà il ventesimo anniversario di "S.C.I.E.N.C.E"., il loro secondo album e primo lavoro ad essere pubblicato da una Major discografica, la Epic Records.
Durante la loro carriera, la band ha piazzato sei dei loro album nella top ten della classifica Billboard 200, e 14 brani nella top ten della classifica Alternative Chart, quattro dei quali hanno raggiunto la posizione numero uno della classifica. “Drive”, probabilmente il brano più conosciuto della band, è stato uno di questi e con l’imminente lancio di 8, la band afferma di sentirsi ringiovanita e pronta per altri venti anni i viaggio nel fantastico mondo della musica.
Intervistatore: sono passati venti anni dall’uscita di S.C.I.E.N.C.E. . Come vi sentite a questo proposito?
Brandon: per quanto mi riguarda, ci sono dei momenti in cui mi sembra di aver solo chiuso gli occhi per un attimo, e che in quell’attimo siano trascorsi venti e passa anni, ma ci sono poi anche momenti in cui mi sembra che tutto sia accaduto duecento anni fa, e quando ascolto quei brani riesco a percepire perfettamente in quale punto della nostra vita eravamo mentre li realizzavamo.
Mike: onestamente, mi sembra siano passati duecento anni. È pazzesco e divertente al contempo. Sotto certi aspetti sembra quasi sia passata una vita intera, ma se poi guardo le cose da una diversa angolatura mi sembra come se il tempo non fosse passato affatto. È una dicotomia molto strana, ma mi lascia un immenso senso di apprezzamento per tutto quello che abbiamo passato, creato e fatto. Mi fa sentire veramente felice.
I: ascoltando S.C.I.E.N.C.E. avete la sensazione che sia stato scritto da delle persone totalmente differenti?
B: è come guardare un vecchio album fotografico o rivedersi in un vecchio filmato. Lo sai che sei tu, ma al contempo non riesci a credere che nessuno ti abbia chiesto di sbarazzarti di quel taglio di capelli. Sembra quasi che quella persona provenga da un altro pianeta, ma alla fine lo sai che sei sempre tu, solo venti anni dopo.
I: come spiegate la vostra longevità come band?
B: semplicemente siamo dei ragazzi che sono cresciuti insieme facendo musica. Siamo una famiglia, e tutti possono dirvi quanto sia bello far parte di una famiglia che ti supporta e ti permette di crescere.
M: ogni volta che scriviamo una nuova canzone parte una sorta di eccitazione insita nello scrivere qualcosa che ci connette, e questa sensazione non cambia mai né invecchia. Questo mi dà una sorta di completa e totale curiosità nei confronti del processo creativo, ed è proprio questa una delle cose che mi fa quasi credere che, dagli inizi, il tempo non sia mai passato.
B: ci sono state molte cose, nel corso degli anni, che avrebbero potuto fermarci, ma noi abbiamo perseverato. Penso che questo sia fantastico. Certo, può essere incredibilmente difficoltoso, e a volte vorresti dire. “Fanculo tutti, vado a vivere per strada!”. Ma poi vai avanti comunque, ed accadono delle cose splendide.
I: qual è stato il momento più basso nella storia del gruppo?
B: la pubblicazione di "If Not Now, When?" Ed il tour promozionale sono state le due cose che hanno segnato il periodo più buio della nostra carriera. Siamo sopravvissuti a stento. Nei primi venti anni di carriera eravamo riusciti ad evitare le trappole ed i campi minati lungo il nostro tragitto, ma alla fine del 2010 tutto cominciò a crollarci addosso. È stato un periodo molto difficile per noi come gruppo, ma anche a livello personale e familiare.
M: la band era in un momento di transizione. Più si cresce più diventa difficile mettere cinque persone a fare qualcosa che possa rendere tutti soddisfatti. Più si va avanti più tutto diventa impegnativo.
I: la grande varietà di suono è il vostro punto di forza. Da dove arriva?
B: probabilmente molte cose arrivano a livello inconscio. I componenti della band hanno gusti musicali tanto vasti quanto differenti. A volte siamo d’accordo sulla musica che amiamo ascoltare, mentre altre volte no. A volte poi ci scambiamo musica tra di noi, e quindi ampliamo la nostra conoscenza per avere punti di riferimento differenti, che non siano solo di sonorità ma anche culturali, visuali ed artistici, e gli Incubus sono il posto dove ognuno di loro può essere protagonista.
M: è la nostra più grande forza e debolezza allo stesso tempo. Non siamo inquadrabili in un singolo genere e non lo siamo mai stati. Non siamo mai stati abbastanza Punk per poter partecipare al Warped Tour, non siamo mai stati abbastanza Metal per partecipare all’Ozzfest, non siamo mai stati abbastanza indie rock e fighi per partecipare al Lollapalooza. Abbiamo tracciato il nostro percorso, e siamo onorati di avere così tanti fans che apprezzano la nostra musica.
I: tra tutti i generi che hanno utilizzato per definirvi qual è quello che amate di più?
B: adoro quando la gente ci definisce il nostro genere “Art Rock” o “Art Thrash”. Questo stimola il mio ego, perché fare musica fa parte di un processo creativo molto più grande. Essere riconosciuto come artista è una splendida cosa.
I: vi siete mai considerati dei veggenti?
M: certo. Nel corso degli anni l’evoluzione musicale ha giocato a nostro favore. Molte delle linee che definivano i vari generi sono diventate meno marcate, specialmente negli ultimi anni con l’evoluzione dei DJ e di come hip-hop e rock si sono fusi con l’elettronica, cose queste che hanno giocato a favore degli Incubus. Noi abbiamo incorporato elementi elettronici e DJ già da metà anni novanta, e la musica ha continuato ad evolversi in quella direzione soprattutto negli ultimi anni.
I: e questo ha portato anche alla collaborazione di Skrillex nel nuovo album. Come è avvenuta?
B: amavo l’album quando era quasi finito, Dave Sardy stava terminando la produzione ed il mixaggio, ed è qui che è entrato in gioco Skrillex. Siamo amici da un po' ed un giorno, mentre eravamo a pranzo insieme, ci chiese di ascoltare qualche brano del nuovo album. Così venne e lo ascoltò da amico, rimanendone impressionato. Ma quando sentì “Familiar Faces” ci disse subito: “posso andare nell’altra stanza con la canzone?? Datemi un’ora, ho un’idea!”. Nell’altra stanza aveva il suo portatile, così gli abbiamo dato la traccia e in un’ora ha trasformato il brano, tirando fuori un singolo di sicuro successo da un brano sicuramente valido ma non meritevole di diventare un singolo. E attenzione, non l’ha reso un brano alla Skrillex, con bassi e wop-wop. È sempre una canzone degli Incubus, ma lui l’ha resa migliore. E così, alla fine, ha remixato tutto l’album.
M: è come se fosse diventato il sesto componente della band per un paio di settimane. È stato vitale.
I: Ho notato che c’è dell’oscurità in 8.
B: ho rotto con la mia partner di lunga data, e quindi c’è un po' di questo. Ho anche analizzato il periodo in cui si trova la nostra società, che sembra fare giganteschi passi all’indietro. Siamo in un periodo molto oscuro della nostra cultura.
I: ci sono dei brani che si riferiscono in maniera esplicita all’America post-Donald Trump in 8?
B: ce ne sono un paio. “Familiar Faces” si riferisce ad alcune persone nella mia famiglia, tutte più grandi di me, e sto cercando capire come possano essere entusiaste di qualcuno come Trump, e quindi dico: “vi guardo, conosco le vostre facce ma non riesco a capire.”
I: il brano “Nimble Bastard” vi è stato ispirato da qualcuno in particolare?
B: quando dico: “You’re a nimble bastard (sei un agile bastardo)”, lo dico con affetto. Ci sono delle persone che hanno la capacità di atterrare sempre in piedi, ed io li ammiro profondamente. Possono trovarsi nelle situazioni più orribili, nei punti più bassi della loro vita, e usano queste cose per diventare delle versioni migliori di loro stessi, ed è per questo che dico loro:” Will you show me how to do that? (mi mostreresti come farlo?).”
I: l’8 del titolo può essere facilmente trasformato nel simbolo dell’infinito. È una dichiarazione di intenti?
M: certo! Questo titolo è carico di significati per me, perché significa venti anni di album, canzoni e viaggi intorno al mondo. Venti anni di collaborazioni, avversità, catastrofi e trionfi tutti racchiusi in un solo numero. Non è così scontato che potrebbe avere così tante connessioni, ma alla fine siamo solo degli amici che si ritrovano insieme in una stanza. Il fatto che siamo connessi a milioni di persone in giro per il mondo mi fa andare fuori di testa.
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