I musicisti famosi sanno che non dovrebbero leggere i commenti in giro per la rete. Di solito sono dei focolai di lamentele e critiche.
Ma una volta ogni tanto Brandon Boyd non può fare a meno di farlo. Il frontman degli Incubus mi confessa di aver dato uno sguardo ad alcuni commenti su Youtube relativi al video di 'Come Together', la canzone dal sapore funk-pop estratta dal primo disco del suo progetto Sons of the Sea.
“Alcuni commenti sono davvero divertenti, mentre altri sono veramente maligni”, ci dice telefonandoci dalla sua casa di Los Angeles. “Sinceramente mi sono chiesto ‘Ma ti ho fatto arrabbiare così tanto, che hai dovuto spendere energie e tempo per scrivere queste cose?’”
Sons of the Sea è una stravagante collezione di bizzarre melodie pop lontane anni luce dallo stile degli Incubus che non tutti hanno gradito.
Il video di 'Come together', ammette Boyd, è un po’ buffo. C’è lui, poco vestito, che si rotola in una sostanza lattiginosa insieme ad una ragazza altrettanto svestita mentre canta la canzone in maniera molto seducente. “In teoria doveva essere una metafora per un rapporto appiccicoso, stressante, che ti avvolge da ogni direzione e non ti lascia scampo. Ma mentre guardavamo le ultime riprese, io ed il regista abbiamo avuto la sensazione che il video fosse un gigantesco doppio senso, ma alla fine ci siamo detti :”Ah, freghiamocene. È figo.”
Molti dei commentatori di Youtube sono d’accordo: è figo. Per alcuni addirittura “assolutamente incredibile”. Ma molti altri pensano l’esatto contrario. Un utente l’ha definito “ridicolo”. “Gli Incubus si sono rammolliti” scrive un altro. “Sembra Miley Cyrus!!” commenta un utente particolarmente arrabbiato.
“Ci saranno 500 persone che lo hanno apprezzato ma alla fine tutta l’attenzione è catturata da un singolo commento negativo” è il Boyd-pensiero sui suoi detrattori.
Brandon è ormai abituato a ricevere congratulazioni seguite poi dalle solite lamentele. È uno schema che si è ripresentato spesso nel corso della sua carriera. Per oltre un decennio gli Incubus sono stati una delle rock band più di successo, vendendo 5 milioni di album e costruendo una larga fan base in tutto il mondo grazie al loro art-rock introspettivo. Di solito però, ai cori entusiastici indirizzati al quintetto californiano sono subito seguiti attacchi negativi da parte di troll virtuali ed esperti musicali discutibili.
Gli Incubus non sono mai stati considerati una fantastica band. Fin da quando esplosero nel panorama Nu-Metal alla fine del ’99 con Pardon Me, canzone che è stata un punto di riferimento per molti adolescenti arrabbiati, sono sempre stati considerati dalla critica ‘giusto un’altra band con un DJ’, anche se alla fine il loro sound si avvicinava di più a quello dei Police e Ani DiFranco piuttosto che a quello dei Limp Bizkit. Al giorno d’oggi la maggior parte delle riviste musicali mondiali semplicemente li ignora, e addirittura Sons of the Sea è difficile da reperire nei negozi musicali più importanti.
“È così da quando abbiamo cominciato”, dice Brandon a proposito della mancanza di rispetto che la band riceve dalla critica musicale. “C’è stato un breve periodo di tempo in cui la cosa mi infastidiva, e confesso che ogni tanto succede ancora. Ma poi alla fine serve solo un po’ di prospettiva. Pochissimi artisti, idolatrati dalla critica, hanno fatto più di un disco. E di solito, il lavoro successivo non è poi così stellare, con la conseguenza che la critica gli volta le spalle. Mi sembra quasi che essere osannati da tutti assomigli alla pratica di far ingrassare la bestia prima che tutti si lancino ad affondare i denti nella carne."
Fortunatamente, gli Incubus hanno saputo evitare lo “sbranamento” nella loro carriera ventennale, e questo grazie alla loro capacità di sapersi isolare dal mondo esterno.
“Sarebbe veramente triste se io o la band ci mettessimo a fare musica per i critici”, dice Boyd. “Questo, per me, vuol dire lavorare per una piccolissima porzione di mondo. Inoltre, vorrei dire che noi non facciamo musica per qualcuno in particolare. Facciamo musica al massimo delle nostre capacità, e facciamo del nostro meglio per fare una musica che viene da un posto con una sua integrità e che ha intenzioni amorevoli. Magari facendo così non saremo la band del momento e potremmo non esserlo mai. I periodi più belli dove sono felice di fare musica sono quelli dove non devo controllare ogni cinque minuti cosa ne pensa la gente. Sono momenti in cui mi metto i paraocchi e divento un po’ egoista".
Boyd sicuramente ha usato un approccio del tipo “non guardare, fregatene” per Sons of the Sea. Partendo da ‘Space and Time’, una canzone Beach Boys style, adatta per una gita in barca, arrivando alla cover di ‘Hey, That’s No Way to Say Goodbye’ di Leonard Cohen, il disco realizzato con Brendan O’Brien ha un sound pop che viene da dentro, è solare, è una gioia effervescente. È comunque di sicuro una nuova motivazione per offendere ulteriormente quei fans che ce l’hanno con la band per aver abbandonato quello stile funk-metal visto in ‘S.C.I.E.N.C.E.’, lavoro frutto della voglia di ribellione che li accomunava all’epoca. D’altronde, già dall’uscita di ‘If Not Now, When?’, nel 2011, molti dei fans avevano storto il naso, indicando il disco come il più sottotono della band.
“Non devono piacervi per forza”, dice Brandon, rivolto ai fans che hanno criticato gli ultimi lavori. “Non siamo mai stati la band che fa lo stesso identico disco da anni. Quando uscì ‘Make Yourself’ molti fans, innamorati di ‘S.C.I.E.N.C.E.’, ci spalarono un sacco di merda addosso, accusandoci per mesi di essere dei venduti. Dopo un po’ le cose si calmarono: d’altronde, ci vuole sempre un po’ di tempo per metabolizzare le novità”.
Il ragazzo ha ragione. Brandon ci fa notare poi che molte delle band che oggi vengono considerate delle leggende vennero trattate male al loro tempo. “Prendi i Led Zeppelin, che non ebbero mai una recensione favorevole da parte delle maggiori testate musicali dell’epoca, mentre oggi sono uno dei maggiori punti di riferimento nel panorama del rock”.
Ok, forse gli Incubus non sono i Led Zeppelin di questa generazione. Possiamo più considerarli come la risposta californiana ai Rush. Una band fiera, unica ed anche un po’ nerd che è stata snobbata dalla massa a causa del loro rifiuto di assecondare critica ed ascoltatori, ma che è riuscita comunque a creare una solida fanbase a livello mondiale. Sotto questo aspetto, sono dei dissidenti all’interno della grande macchina del rock.
Ovviamente al giorno d’oggi Brandon non sembra più il ribelle che era nella sua distorta gioventù. Tuttavia, egli ci spiega che il suo pop eccentrico può essere ribelle in modi più ambigui.
“Ho sempre pensato che l’approccio più subdolo per creare anche il più piccolo dei cambiamenti nelle cose che non mi piacciono della mia cultura, è essere il seme che viene gettato nell’ingranaggio della macchina. Sono nel ventre della bestia e la faccio marcire dall’interno, per così dire”.
Comunque sia, Boyd non scarta l’ipotesi che il prossimo disco degli Incubus potrebbe essere il più aggressivo che abbiano mai fatto. Non c’è niente che possa impedire loro di fare quello che vogliono.
“Magari un paio di noi faranno un’abbuffata tale di musica degli Slayer che decideranno di creare un pazzo disco heavy metal” ipotizza Brandon. “Chi lo sa? È questo il bello della cosa”.
Fonte: articolo originale